Chiudere gli occhi, sognando lasciare la mente volare tra mille pensieri, colori e suoni, sedersi sulla riva del lago a osservare il lento movimento delle onde, i brusii e il chiacchierio che fanno quando si adagiano stanche sulla riva perdendo il loro vigore.
Mille e mille sarebbero i momenti che potrebbero essere descritti parlando del mondo che ci circonda e che ci stupisce giorno dopo giorno. Andare in alta montagna e guardare da lontano staccandosi dalla folle frenesia dell’uomo, tale bellezza non può essere descritta. Lì sopra un cucuzzolo si trovano la pace, la serenità e si possono ammirare gli infiniti aspetti che la Natura ci regala. Nella vita attorno a noi, tutto viene regolato da millenari comportamenti lenti e saggi, precisi e ripetibili dove la frenesia dell’uomo non abita ma è bandita.
Ammirare il sorgere del sole, il lento movimento di una palla infuocata che salendo verso il cielo cambia colore e intensità di calore, solo osservando attentamente e con la giusta calma riusciamo a cogliere le variazioni che avvengono. Arrivato nel punto più alto con la medesima dolcezza, cala piano piano sino a scomparire alla nostra vista dietro l’orizzonte. Variazioni di tonalità di colore si susseguono sino ad arrivare al nero più assoluto di una notte senza stelle.
Questo è un percorso che avviene da “sempre” dove le variazioni sono irrilevanti se si paragonano al nostro orologio della vita. Se guardiamo la vita minerale sul nostro pianeta, sì anche le rocce hanno vita, ovviamente non è paragonabile alla vita animale o vegetale per molteplici aspetti. Valli con forme sinuose, dolci e modellate dal lavorio lento dei venti e delle precipitazioni che hanno scolpito opere d’arte impiegando tempi biblici sono in contrapposizione con la corsa folle e insensata dell’uomo che troppo spesso, vedi gli anni ’70-80, ha edificato brutture che offendono il buon senso e umiliano l’intelligenza dell’essere umano. Una contrapposizione forte, da una parte ere temporali che hanno creato il bello, dall’altra parte un ventennio da dimenticare. Se dobbiamo addentrarci nella saggezza della Natura che usa con parsimonia il tempo, vale la pena soffermarsi per un attimo e descrivere quanto avviene nelle aree desertiche, dove l’acqua è un bene raro e deve essere utilizzata con parsimonia per permettere il proseguimento della vita delle numerosissime specie di fiori che in brevi periodi dell’anno tappezzano queste aree brulle e aride. I semi sono presenti in abbondanza nel suolo, per permettere domani di trasformarsi in fiori e erbe di ogni tipo, essi aspettano pazienti che piova, ma la pioggia che cade deve essere sufficiente al compimento del ciclo vitale della piantina. Deve piovere nella giusta misura per permettere di togliere quelle strutture presenti nella parte esterna del seme, una volta sciolte permetteranno poi di diventare piantina, fiorire e disperdere alla fine del ciclo i semi, il proseguo della specie e la sua conservazione nel tempo. Non c’è fretta se la pioggia caduta non ha tolto la “corazza proteica” del seme questa resterà paziente e quiescente aspettando la pioggia dell’anno successivo o degli anni a venire. Nessuna fretta per germogliare, questo è il lento percorso della Natura che ancora una volta ci insegna a non avere fretta. Se il seme dovesse germogliare con poca acqua nel suolo per il ciclo vitale, morirebbe prima della fioritura e la specie andrebbe perduta, quanto descritto in queste ultime righe, però non avviene. Il seme aspetterà la giusta quantità d’acqua e germoglierà. Bello questo insegnamento ma noi non sappiamo coglierlo, noi dobbiamo correre con frenesia senza badare se l’acqua che è caduta è sufficiente per il nostro percorso.
Addentriamoci in altri campi che sono in grado di descrivere e farci riflettere su come la Natura sia lenta, saggia e amica con noi. I cataclismi avvenuti durante le ere geologiche hanno incorporato nelle viscere della terra foreste intere, lo stesso può essere detto per enormi quantità di alghe, tutti questi vegetali per diventare tali avevano organicato l’anidride carbonica con acqua e radiazioni solari per comporre il miracolo della fotosintesi. Sotto grandi stati di terra e roccia, in assenza di ossigeno e con tempi lunghissimi questa che era materia vivente si è trasformata in combustibile, carbone e petrolio. Ecco l’arrivo dell’uomo, la sua frenesia e il suo correre lo hanno portato a scavare miniere profonde, trivellando la crosta della terra ha riportato alla luce i preziosi prodotti che la Natura ha tenuto in serbo con amore e pazienza. L’uomo ha bisogno di fonti energetiche per correre, con il petrolio ha contaminato i mari perché non ha tempo per gestire in modo corretto e sicuro il liquido nero. Con il carbone ha contaminato l’aria, ricordiamo le piogge acide dovute prevalentemente allo zolfo presente nel carbone, tutto questo perché non ha tempo e pazienza, mi ricorda tanto il detto della gattina frettolosa che ha fatto i gattini ciechi. Ancora di più l’utilizzo affrettato e indiscriminato dei due combustibili ha portato come conseguenza l’aver introdotto nell’atmosfera, in un tempo brevissimo, poco più di cento anni, una quantità di anidride carbonica che era stata organicata in tempi geologici. Gli effetti li stiamo vedendo ogni giorno e oggi possiamo dire che un aspetto della Natura stia correndo quasi per punire il nostro comportamento poco amico con il mondo che ci circonda. La Natura insegna ma l’uomo è spesso troppo sordo e cieco.
Vogliamo ora addentrarci nel mondo della biodiversità e quindi accennare all’evoluzione delle specie dove la Natura ha diretto un’orchestra suonando a volte in modo violento altre volte sussurrando suoni melodici ma sempre con la più grande tranquillità e lentezza. Le pecie presenti sul nostro pianeta vedono la stima più attendibile a circa 12,5 milioni di esseri viventi siano essi animali che vegetali. La maggior parte di questi individui non è stata ancora identificata ne catalogata in modo corretto. Tutte le forme viventi che possiamo osservare, dai fiori più profumati agli animali variopinti con a volte buffe appendici, sono il frutto di una lunghissima e lenta evoluzione che ha portato gli esseri viventi più adatti alle pressioni ambientali a popolare la terra.
La competizione per la sopravvivenza è all’ordine del giorno tra tutti i viventi ma avviene sempre ad armi pari, il più adatto sopravvive. Ecco che interviene l’uomo, la sua frenesia e il bisogno di correre, altera questo equilibrio che potrei definire divino sconvolgendo l’ambiente e ponendo fine ad un numero impressionate di specie. Oggi ogni anno si perdono circa 20.000-30.000 specie di animali e vegetali. Vorrei rammentare la perdita delle foreste tropicali, un delitto che paghiamo oggi, ma sarà un debito enorme che le generazioni future dovranno sostenere.
Sono serviti milioni di anni per portare a noi le bellezze, l’armonia, i colori e suoni di alberi e animali, bastano alcune decine di anni per distruggere e alterare un equilibrio di vitale importanza per l’intera vita sul pianeta. Noi perdiamo la biodiversità per incuria, ignoranza e per il nostro correre. Inquinamento dell’aria dell’acqua e del suolo, riduzione degli areali, i cambiamenti climatici, l’introduzione di specie aliene ed altri aspetti sono le cause principali di una estinzione di massa delle specie viventi. Si oggi possiamo affermarlo siamo in presenza della sesta estinzione di massa. Le precedenti sono state causate da cataclismi quali l’arrivo sulla terra di enormi meteoriti, si veda l’estinzione dei dinosauri datata circa sessantacinque milioni di anni fa. Oggi una sola specie, l’uomo, è la causa di questo disastro ambientale.
La Natura ci è amica, ci ha insegnato che occorrono tempi lunghi per camminare in modo corretto, chissà se la specie homo sapiens, dotata di grande intelligenza, saprà ascoltare e mettere in pratica leggi che si perdono nella notte dei tempi per dare alle generazioni future la possibilità di sognare.
Roberto Cenci