Una mattina squilla il cellulare, non collego a una persona il numero che appare, rispondo e dall’altra parte mi è posta la domanda: sai chi sono?

La voce non mi è comune, cerco con la memoria di ricordare a chi potesse appartenere, sfoglio mentalmente le tante persone che non ho registrato nella mia rubrica, ma non si accende nessuna lampadina. Passati pochi attimi, inizio a parlare dicendo che non ho alcuna idea, alcuni secondi  e il mistero è svelato: è Ettore un mio compagno di scuola, non ci si vedeva da 44 anni. Resto sorpreso e senza parole, poi piano piano iniziamo a chiacchierare e ci raccontiamo in pochi minuti un film durato quasi mezzo secolo. Ettore ha la brillante idea di riunire i compagni della nostra fatidica classe, la sesta B, per una cena, l’idea mi piace di poter rincontrare compagni di avventura che hanno diviso una parte importante della mia vita. Ettore, da grande organizzatore, riesce nell’intento e riunisce la metà dei vecchi compagni, l’appuntamento per l’incontro conviviale è fissato in un ristorante della zona. L’incontro innesca in me una serie di pensieri e di domande, cerco di fantasticare con la mente come saranno i miei compagni lasciati 44 anni fa, mi chiedo cosa avranno fatto in questo lungo lasso di tempo, saranno cambiati nel fisico e nella mente o saranno gli stessi di una volta. Devo dire che ero molto ansioso nell’attesa, poi finalmente arriva il giorno dell’incontro. Parcheggio l’auto e mi avvio verso il ristorante, un poco di paura mi pervade e mi scuote, poi finalmente li vedo, stanno chiacchierando nel giardino del ristorante. Riconosco qualche voce e per alcuni mi sembra che il tempo si sia fermato. Un abbraccio, un saluto e mi butto nella mischia chiacchierando quasi per recuperare gli anni trascorsi, ascolto, li osservo e cerco di scrutare e rubare ogni loro emozione, sguardo, sorriso o espressione che mi riporti indietro nel tempo. Ci sediamo attorno al tavolo del ristorante e quasi per incanto ordiniamo tutti le stesse portate, lo spirito di gruppo che ci ha uniti per sei anni esce ancora. Di fronte a me siede uno storico “compagno”, il Che, me lo ricordo schietto e forte, oggi porta la stessa barba di un tempo e si vede che le lotte non lo hanno cambiato ma dai suoi occhi traspare un velo di amarezza, i suoi sogni di cambiare la società non si sono realizzati e dentro sono rimaste le ferite. Un altro compagno in pochi minuti racconta la sua vita fatta di mille lavori differenti, esperienze che non si legano tra loro, un divorzio alle spalle e ora come per togliersi tutto questo peso gira il mondo in cerca del suo sogno cercando pace e tranquillità. Il lungo percorso che abbiamo fatto ha segnato anche lutti, due tra i più anziani hanno perso la compagna della vita, le loro voci portano il dolore e la sofferenza, il loro sorriso era smorzato da profonde rughe che la vita, come un fiume in piena, ha voluto scavare. Molti altri aspetti potrei raccontare, il ricordo di quella serata resterà nel mio cuore con la speranza che no si debbano attendere altri 44 anni per il prossimo incontro.       

Roberto Cenci

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